Arriva improvvisamente, quando meno te lo aspetti.
Il cuore ti bussa nel cervello, e tu vuoi far finta di niente.
Vivere senza cuore e senza pensieri.
Che sciocchi che siamo a credere che da involucri vuoti, vivremo felici.
Arriva senza avvisare, come chi ti conosce da sempre e non ha bisogno di chiamare.
Arriva ed esige da te attenzione: il conto di quello che stiamo vivendo, arriva sempre.
Prepotentemente si piazza davanti la tua mente in un giorno qualsiasi, in uno di quei giorni in cui non deve accadere nulla, e invece crolla tutto o si crea tutto.
Un giovedì di un giorno qualunque, in una stanza che non ti vede e forse nemmeno vuole sentirti, arriva il conto della tua vita fino lì e ti chiede come stai.
Tu guardi intorno a te la polvere dei tuoi sogni un po' sgretolati. Provi a nasconderla come si fa con la cenere delle sigarette. Ma i sogni, contrariamente a quanto si possa pensare, hanno consistenza, e ciò che ha consistenza, non lo puoi nascondere.
E allora, imbarazzato di fronte la vita, provi a giustificarti, provi a dire che domani cambi, che aspetti un altro po' perché sei certo che andrà meglio. E il conto dei tuoi giorni fino ad ora sta lì impaziente a ricordarti che ogni giorno era quel giorno, quello per cambiare.
E tu rimani in silenzio, a guardare negli occhi quella vita che chiede la tua attenzione, e vorresti abbracciarla, e vorresti tanto chiederle cosa poter fare per renderla felice, perché adesso non lo sai, perché adesso sei in bilico tra l'arrenderti anestetizzandoti e il lottare con l'alta probabilità di essere un altro che si è perso nei meandri della mente per cambiare strada.
E in un giovedì qualunque, in un posto qualunque, c'è un uomo e la sua vita che si stanno guardando, sperando che domani sarà davvero il giorno giusto, quello per cambiare.