Prologo
Lettera di addio
In queste grotte, il Dio del Vento, osa spegnere anche i lumi delle torce, il fuoco non può nulla. Il fuoco è sempre sotto assedio, la Luna amica delle maree tenta con il Mediterraneo di spegnere il Sole. Quante volte gli Dei hanno pianto, in questo cielo Padre che tenta di lenire le ferite di una Terra Madre che soffre nel mutismo. Il fuoco lo accendi con una pietra focaia poi lo estingui con un respiro, l’ultimo respiro. Io ho visto il fuoco di un Dio svanire come una chimera nella buia notte Dicembrina. La volta celeste, quella stessa notte, non aveva stelle ma solo nubi purpuree. Ne parlo, di quelli dimenticati, poiché un giorno saranno nuovamente tra i vivi a vestire un corpo per camminare sul solido terreno. Ecco, la Terra accoglie solamente coloro che desiderano essere abbracciati fraternamente. Gli altri, attendono il loro turno di rinascita. La Madre è viva, respira. E coloro che non ne son consapevoli neanche comprendono il piccolo popolo. Protettori della Madre stessa. Io sono qui oggi a vergare una foglio per te, Gemma. Poiché tu sarai i miei passi, la mia via e la mia pace. Ti prenderai cura di loro proprio come ho fatto io per una vita intera. Vi sono i vetusti, sopiti alcuni per l’eternità ma altri, odierni vessilli dei recinti umani, hanno necessità di esistere fino all’ultimo secondo nel fluente presente. Lo anelano nell’attimo precedente e lo sognano come ricordo, in quello successivo. Chi resta va nutrito ma non di comune cibo bensì, di amore. Di quella fervida dedizione che ha colui che comprende il Cosmo. Di colui che è un filo consapevole di una tela. Non perdere mai la speranza, vinci la paura, poiché il coraggio, la vita stessa è oltre il timore del traguardo finale. Loro lo sanno e tu ne sarai consapevole. Addio mia cara, cammina senza voltarti, vivi e sii te stessa.
Il Custode