Quel servilismo chiamato diplomazia

Annamaria Di Sibio

 

Introduzione

Invettive, satira, polemiche: insultare è un'arte e il delirio schopenhaueriano dell'oratoria degli eufemismi potrebbe legittimare, a ragion veduta, la prassi di quell'assurdo liberatorio intimo filosofare, alter ego letterario della cultura dell'abnegazione sociale e simposio satirico di uno stato delirante di grazia, necessario e rigenerante. Perchè, nelle dinamiche dell'assurdo è il perbenismo la vera follia! Ma a tutto c'è rimedio, anche all'agitprop di mercenari politicanti dell'anima, disposti a svendere il proprio volto per simulare pirandellismi da baracca nella becera diplomazia di teatrini itineranti, tra i centomila nessuno di botulinici carnevali: mimiche ritoccate da cordiali e amicali convenevoli e ultima frontiera della falsità. È ingiusto e servile invocare la diplomazia! Perché oggi questo vezzoso modus operandi offende la vita e la dignità umana. E in questo naufragar della ragion kantiana soltanto il platonico potrebbe inneggiare alla socialità. In fondo, non c'è limite all'umana diplomazia: "la felicità consiste nell'ignoranza del vero". 



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